
Il Cammino di Santiago, come abbiamo scritto molte volte, è un viaggio impegnativo e, qualora si opti per uno degli itinerari che prevede molte tappe, anche piuttosto lungo e faticoso. Già nel Medioevo questo pellegrinaggio veniva percorso da tantissime persone, anche se, a differenza di oggi, le motivazioni erano quasi esclusivamente religiose (se vuoi approfondire puoi leggere l’articolo sul perché fare il Cammino di Santiago).
Anche allora esistevano delle eccezioni, alcune delle quali poco conosciute, come quella che considerava il Cammino di Santiago come una pena alternativa a quelle inflitte dalla giustizia civile o dalle autorità ecclesiastiche. Il fine era ovviamente quello della rieducazione/redenzione, in quanto si aveva la possibilità di fruire di un periodo d’introspezione utile a riconsiderare in un’ottica diversa le azioni compiute precedentemente.
Nonostante ad alcuni possa sembrare anacronistico, questa tipologia di progetti che vede il Cammino di Santiago come pena alternativa è stata talvolta riproposta, anche negli ultimi anni: proviamo a capire perché e da chi.
Cammino di Santiago come pena alternativa: perché?

Il pellegrinaggio verso la tomba di San Giacomo è un’immersione profonda dentro sé stessi, un viaggio durante il quale si ha tempo e modo di riflettere, immaginare ed elaborare i propri pensieri e le proprie aspirazioni. Se vissuto con profondità d’animo, si tratta di uno sforzo mentale complicato e faticoso, a cui si aggiungono i fastidi fisici e la stanchezza provata per aver percorso tanti chilometri ogni giorno.
Un altro aspetto fondamentale del Cammino è che, superata l’iniziale sorpresa, ci si troverà ben presto a doversi misurare con realtà molto differenti dall’usuale contesto, rendendo necessario l’adattamento e l’adozione di adeguati strumenti emotivi di confronto.
Partendo da questo presupposto e approfondendo il significato del Cammino di Santiago, è facile comprendere come mai, in casi rari ed eccezionali, ad alcune persone colpevoli di crimini “minori” fu disposta (oggi invece proposta) la percorrenza del Cammino invece del canonico svolgimento della pena detentiva.
Questo tipo di esperienza non è in alcun modo paragonabile alla realtà vissuta nella routine giornaliera né tantomeno si può pensare di raffrontarla con ciò che avviene in un istituto correttivo. Se l’intento della pena è rieducare attraverso un percorso di riflessione e crescita personale, riteniamo che un’esperienza come il Cammino possa servire in alcuni casi a raggiungere questo obiettivo.
Il Cammino di Santiago pena alternativa: l’Associazione Lunghi Cammini

Lunghi Cammini è un’associazione costituita nel 2016 che si occupa di realizzare dei percorsi rieducativi tramite l’organizzazione di cammini dedicati ai minorenni. Grazie a questo approccio, è possibile permettere ad alcuni ragazzi che vivono situazioni di disagio – o che hanno commesso reati – di “mettere in pausa” la propria vita, dedicandosi a un’impresa al di fuori del comune.
Un’esperienza così intensa e immersiva come il Cammino di Santiago o la Via Francigena, consente di mettersi in gioco, cercando di superare i propri limiti e riflettere sulla propria esistenza, favorendo una crescita personale non indifferente e una riconsiderazione del proprio progetto di vita.
Se il ragazzo viene seguito dai servizi sociali a causa di un reato commesso, tra gli eventuali percorsi alternativi è possibile proporre al giudice un progetto di messa alla prova tramite un cammino educativo. Se tale percorso verrà compiuto e infine valutato positivamente, l’azione penale subirà un arresto e il reato risulterà estinto.
Questo tipo d’iniziative non è però rivolto solo a coloro che hanno commesso dei reati, in realtà ogni minore assistito dai servizi sociali può essere indirizzato verso questo tipo di esperienza. Inoltre, l’itinerario prescelto non è necessariamente il Cammino di Santiago, infatti anche l’Italia è meta di questi cammini, come dimostra il viaggio da Padova a Roma compiuto attraverso la Via Romea Germanica proprio in questo periodo.
Altre iniziative simili sono presenti in Belgio e Francia, come quella portata avanti dall’Associazione Seuil.
Un reato compiuto da ragazzo e una nuova possibilità: la messa in prova
Prendiamo in considerazione, per esempio, il caso seguito dall’Associazione Lunghi Cammini che ci ha toccato maggiormente: l’esperienza di un ragazzo che a quindici anni commise il suo primo reato. Al compimento dei ventidue anni di età, dopo un iter giudiziario lungo e complesso, al giovane venne data la possibilità di proporre la cosiddetta messa alla prova, un percorso al di fuori del processo che mira a offrire delle nuove opportunità formative e rieducative.
Il giudice accolse con favore questa iniziativa, disponendo la sospensione del processo e, in modo innovativo e lungimirante, l’esecuzione di un percorso senza precedenti specifici in Italia: il ragazzo avrebbe dovuto compiere il Cammino di Santiago andata e ritorno. Questo viaggio educativo, compiuto grazie all’Associazione Lunghi Cammini, si è inserito all’interno di un percorso sviluppato dai servizi sociali competenti, comprendente anche volontariato e attività lavorativa.
Come si è svolto il Cammino?
Tre mesi di fatica, vesciche ai piedi, levatacce all’alba, condizioni climatiche avverse, sole cocente, ma soprattutto riflessione! Fu così che il ventiduenne partì in compagnia di Fabrizio, un sessantottenne in pensione che lo affiancò passo dopo passo in questa impresa, sia fisica che mentale, aiutandolo nel suo percorso di maturazione.
Il patto comprendeva delle restrizioni specifiche e immodificabili: niente alcol, niente stupefacenti e droghe, niente telefono e un budget giornaliero di circa €40. La somma doveva essere sufficiente per coprire tutte le spese, comprese quelle di vitto e alloggio presso gli ostelli del Cammino di Santiago.
Il cammino e la sua forza
Il ragazzo riuscì nella sua impresa, dimostrando le sue capacità e comprovando la forza del Cammino. La presenza di una guida si rivelò fondamentale, perché entrambi utilizzarono il prezioso tempo a loro disposizione per conoscersi e capirsi, sfruttando al meglio le opportunità che il Cammino offriva. Il suo compagno di viaggio sapeva che per il ragazzo il cambiamento non sarebbe stato immediato, ma ha avuto pazienza nell’accompagnarlo in questo processo di consapevolezza e crescita.
La realtà del Cammino che si presenta agli occhi del pellegrino, è fatta di persone con le loro storie ed esperienze ricche di umanità ed altruismo, un mondo magico che Fabrizio ha saputo trasfondere ed esaltare a vantaggio del ragazzo. Tra i due, come spesso accade ai pellegrini lungo il Cammino di Santiago, si è formato un fortissimo legame e certamente il loro viaggio rimarrà per sempre nelle loro menti, lasciando una traccia indelebile.
La redenzione verso Santiago: il documentario “La retta via”

Il documentario “La retta via” (prodotto da TERRA S.r.l. nel 2010) racconta la storia di due ragazzi maggiorenni a cui è stata concessa la possibilità di fruire di una pena alternativa alla detenzione. In questo caso, le telecamere hanno seguito il viaggio dei due giovani passo dopo passo per ben 2500 km, documentando il cammino proposto e organizzato dell’ONG belga Oikoten.
L’itinerario prevedeva la percorrenza del Cammino di Santiago partendo dal Belgio e l’accordo con il giudice disponeva la liberazione dei due detenuti alla fine di questo lunghissimo viaggio, previa valutazione dell’esito positivo del percorso rieducativo.
Il documentario scava a fondo nelle vite dei due ragazzi, nei loro desideri e nelle loro motivazioni, nel loro camminare sul filo di aspettative quasi sempre disattese. Mano a mano si scoprirà la storia personale di Ruben e Joachim, constatando quanto il tessuto sociale in cui hanno vissuto abbia influito sulla loro deviazione dalla legalità.
Anche loro saranno sempre in compagnia di una guida, che, nonostante le difficoltà, cercherà con impegno di condurre i ragazzi verso un percorso di riflessione e crescita personale. Il documentario può essere visto sul portale Vimeo, al prezzo simbolico di €3; un piccolo sacrificio per vedere da vicino un viaggio di redenzione, un percorso accidentato ma ricco di significato che dimostra che il Cammino di Santiago come pena alternativa è possibile.
“Boez, andiamo via”: la docu-serie
Una delle storie più rappresentative, che configurano un’esperienza in cammino come un possibile percorso di redenzione, è sicuramente “Boez, andiamo via”, una docu-serie andata in onda su Rai3 a partire dal 2 settembre 2019 e curata dagli stessi registi di “La retta via”.
Nell’arco delle 10 puntate di circa 30 minuti ciascuna, viene raccontato il cammino portato a termine da Roma a Santa Maria di Leuca da sei detenuti (in penitenziari o strutture esterne), colpevoli di aver commesso varie tipologie di reati.
Un viaggio di circa 900 chilometri, durato 55 giorni e portato a termine grazie alla forza di volontà e determinazione dei ragazzi, che hanno potuto contare sull’aiuto di una guida escursionistica (Marco Saverio Loperfido) e di una psicologa (Ilaria D’Apollonio). Passo dopo passo i protagonisti sveleranno i particolari della loro vita, spesso travagliata, affrontando un percorso di accoglimento e comprensione l’uno nei confronti dell’altro.
Puoi vedere gratuitamente “Boez, andiamo via” su Raiplay.
