
Storicamente viene denominato “Cammino di Santiago” il percorso compiuto dai pellegrini verso la città di Santiago di Compostela e, più precisamente, la sua imponente Cattedrale, luogo in cui secondo la tradizione sono conservati i resti dell’apostolo Giacomo. Sin dal principio, la massiccia devozione per questo Santo fu in grado di far accorrere nella città galiziana un numero altissimo di pellegrini, contribuendo agli scambi culturali ed economici, particolarmente nel periodo medievale.
Per quanto influenzata dalle vicissitudini storiche, religiose e militari, la storia del Cammino di Santiago può essere considerata un affascinante viaggio attraverso i secoli, come fosse il punto di arrivo di numerose esperienze e percorsi che si intersecano lungo l’intera Europa cristiana e particolarmente nella penisola iberica.
Uno dei simboli, nonché fondamentale documento storico del Cammino di Santiago risalente al 1140, è il Codex Calixtinus, libro attribuito ad Aymeric Picaud e papa Callisto II.
Il prezioso volume originale, formato da una raccolta di testi liturgici e storici denominati Liber Sancti Jacobi, è conservato nell’archivio della Cattedrale di Santiago di Compostela ed è diviso in cinque libri e due appendici. Esistono inoltre delle copie in Spagna, Portogallo, Inghilterra e Stato Vaticano.
Iniziamo adesso il nostro viaggio nell’affascinante storia del Codex Calixtinus e del suo presunto autore, Aymeric Picaud.
* immagine di copertina: M a n u e l from Valdemoro, Spain, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Il Codex Calixtinus: un simbolo di storia e devozione
Il Codex Calixtinus fu scritto in lingua latina verso la metà del dodicesimo secolo ed è considerato attualmente l’opera più autorevole nonché la maggiore fonte di notizie del periodo medievale in relazione al culto di San Giacomo il Maggiore e ai pellegrinaggi giacobini. Attraverso di esso è possibile acquisire uno spaccato peculiare della cultura medievale continentale europea, nonché dell’evoluzione delle credenze cristiane dell’epoca.
Quello che oggi viene conosciuto come un’opera compiuta, è in realtà un insieme di vari componimenti separati, presumibilmente scritti da vari autori, riorganizzate e ricompilate nella prima metà del XII secolo. Si tratta di un testo piuttosto lungo e dettagliato, in parte miniato, formato da 225 fogli di pergamena e suddiviso in cinque libri distinti e due appendici:
- Libro I: un elenco contenente testi liturgici dedicati all’apostolo Santiago, tra cui istruzioni per le messe, uffizi, sermoni e racconti del martirio di San Giacomo;
- Libro II: la raccolta di 22 miracoli compiuti dallo stesso Santiago, tra cui guarigioni, soccorso in battaglia, liberazioni da ingiusta prigionia, perdono di peccati;
- Libro III: qui viene descritta l’evangelizzazione della Spagna compiuta da San Giacomo, il trasferimento dalla Palestina e la deposizione del suo corpo in Galizia;
- Libro IV: narrazione dell’arrivo di Carlo Magno in territorio spagnolo e della morte di Rolando a Roncisvalle;
- Libro V: questo è il volume che viene considerato una guida del pellegrino, dove viene descritto dettagliatamente il cammino, i pericoli corsi dai pellegrini, i luoghi in cui dormire e molto altro;
- Appendice I e II: contengono alcune composizioni polifoniche, la descrizione di altri miracoli del Santo, l’inno «Dum Pater Familias» e una bolla di papa Innocenzo II.
Come si può facilmente intuire, attraverso la lettura dell’intera opera si può compiere un viaggio attraverso il pellegrinaggio giacobino, approfondendo la devozione a San Giacomo e acquisendo una “fotografia” del pensiero cristiano dell’epoca. In particolare, da qui ci soffermeremo sul Codex Calixtinus libro V e IV.
IV libro: tra fede e leggenda
Il IV libro, conosciuto come “Historia Turpini”, venne così chiamato a causa di colui che per molto tempo fu ritenuto l’autore, l’arcivescovo Turpíno. Considerato che storicamente risulta difficile credere che l’Arcivescovo di Reims potesse aver accompagnato l’imperatore Carlo Magno durante la sua presenza in Spagna, si ritiene a ragione che questa opera sia un falso storico che mirava a promuovere il crescente interesse per il Cammino di Santiago collegandolo alla figura aurea di Carlo Magno.
L’obiettivo di questa iniziativa, pare fosse quello di dare maggiore attendibilità e pregio all’opera, proprio per questo definita attualmente dagli studiosi “Pseudo-Turpino”.
In ogni caso, anche il libro IV è colmo di spunti interessanti, particolarmente nel capitolo I, in cui viene descritta l’apparizione di San Giacomo a Carlo Magno. Durante il sogno, il Santo avrebbe investito l’imperatore del compito di cacciare gli occupanti mussulmani dalla Spagna.
Lungo i vari capitoli è inoltre possibile compiere un affascinante viaggio tra numerose leggende e miti legati alla figura del grande imperatore, a Rolando, alle Crociate, al gigante Ferragut, nonché all’epico attacco da parte dei baschi a Roncisvalle.
Codex Calixtinus libro V: la guida del pellegrino
Il libro V è certamente la parte che identifica il Codex Calixtinus così come è conosciuto oggi ai più, quella che sommariamente viene definita la prima guida del Cammino di Santiago mai scritta. In particolare, viene proposto il Cammino attraverso quattro possibili itinerari principali provenienti dalla Francia, che, riunendosi a Puente la Reina, proseguono lungo un’unica via verso Santiago di Compostela.
Il risultato di tale testo, comprensivo di tutte le nozioni suggerite da Aymeric Picaud, deriverebbe dall’esperienza diretta dell’autore stesso durante i suoi pellegrinaggi; in particolare viene citato quello del 1109 in cui sarebbe stato al seguito di papa Callisto II. In ogni caso, il libro V diventerà comunque la parte di maggior successo, anche se la sua diffusione moderna inizierà solamente a partire dai primi decenni del XX secolo, originando notevole curiosità e causando approfondimenti e studi.
La diffusione del Codex Calixtinus, oltre ad essere dovuta all’unicità dell’opera e alla novità nello specifico ambito letterario, è anche data dal linguaggio adottato: chiaro, semplice, descrittivo. Questo aspetto e il conseguente interesse suscitato, hanno determinato nel tempo la traduzione dei volumi in diverse lingue europee.
La vita del pellegrino medievale secondo il Codex Calixtinus libro V

Il libro V del Codex Calixtinus è formato da undici capitoli, che descrivono dettagliatamente le caratteristiche logistiche, culturali e tutte le informazioni pratiche più utili che ogni pellegrino del tempo avrebbe voluto conoscere.
Innanzitutto vengono descritti ben quattro itinerari che partono dalla Francia e si ricongiungono a Puente la Reina in Spagna, per proseguire su un unico cammino verso Santiago di Compostela.
- Il primo attraversa Sainte-Madeleine di Vézelay, Saint-Léonard nel Limousin e la città di Périgueux;
- il secondo Saint-Gilles, Montpellier, Toulouse ed il colle del Somport;
- il terzo Notre-Dame del Puy, Sainte-Foy de Conques, Saint-Pietra di Moissac;
- l’ultimo Saint-Martin di Tours, Saint-Hilaire di Poitiers, Saint-Jean d’Angély, Saint-Eutrope di Saintes e la città di Bordeaux.
Successivamente vengono riportate le tappe del Cammino di Santiago, i nomi delle città attraversate, alcuni personaggi che hanno contribuito a rendere attuabile il percorso, nozioni sui fiumi e sulle regioni, le reliquie presenti nei luoghi di culto.
Citiamo infine il capitolo IX, che contiene una minuziosa descrizione della Cattedrale di Santiago di Compostela, che comprende sia la parte interna che le decorazioni esterne, senza tralasciare di nominare coloro che le hanno realizzate.
Per approfondire la lettura del Codex Calistinus libro V, può essere di sicuro interesse il volume “Guida del pellegrino di Santiago” edito nel 2020 e curato da Paolo Caucci von Saucken, rettore della Confraternita di san Jacopo di Compostella di Perugia.
Curiosità sul Codex Calixtinus
- Secondo Bernard Gicquel, autore nel 2003 del libro “La Légende de Compostelle”, il Codex Calixtinus non sarebbe stato scritto da Aymeric Picaud ma da Hugues le Poitevin, monaco di Vézelay, presunto autore della Chronique de Vézelay. Egli lo avrebbe scritto poco prima del 1160.
- Alcuni studiosi sostengono che il manoscritto originale del Codex Calixtinus sarebbe stato donato a Santiago di Compostela da Aymeric Picaud e dalla sua compagna Gerberga de Flandes al fine di redimere le loro anime; la stessa pellegrina parrebbe essere anche coautrice del testo.
- Nonostante la tradizione sostenga l’origine francese del Codex Calixtinus, secondo le attuali conoscenze molti tendono ad escludere che sia stato redatto in altri posti se non presso lo scriptorium di Santiago di Compostela. Tale teoria è sostenuta dai meticolosi studi effettuati dall’autorevole storico tedesco Adalberto Hämel.
- Tranne il Libro I, intitolato “Santiago”, gli altri quattro non hanno mai avuto un titolo ufficiale.
- Il Codex Calixtinus è stato rubato nel luglio del 2011 dalla cassaforte dell’archivio della Cattedrale di Santiago di Compostela e ritrovato un anno dopo in un garage della città.
Aymeric Picaud e la bolla di Innocenzo II

Dopo aver lungamente parlato del Codex Calixtinus, conosciamo adesso il suo presunto autore: Aymeric Picaud. Fu un monaco francese benedettino, nonché pellegrino, vissuto nel XII secolo, originario di Parthenay-le-Vieux nel Poitou.
Uno degli aspetti di cui si è certi, che sembrerebbe suffragare il suo ruolo fondamentale nella scrittura del Codex Calixtinus, è la presenza nella II appendice di una bolla di papa Innocenzo II che cita apertamente Picaud presente al seguito di Callisto II nel suo pellegrinaggio a Santiago durante i primi anni del XII secolo.
Proprio grazie a questa bolla pontificia, viene inoltre avvalorata la tesi secondo cui fu lo stesso chierico a collocare il manoscritto miniato del Codex Calixtinus a Santiago. Partendo da questi presupposti, considerare Picaud quale autore, responsabile e depositario dell’opera o di parte di essa risultò pressoché naturale. Oggi sappiamo che tale bolla è un falso aggiunto successivamente alla datazione finale del Codice.
Nonostante gli studi compiuti, particolarmente negli ultimi decenni, ancora poco si conosce di questo personaggio, di cui alcuni mettono persino in dubbio l’esistenza. Ciò che possiamo fare è tentare di immaginarne il pensiero, benché non propriamente accreditato, tramite alcuni passi del V libro del Codex Calixtinus.
Pare infatti che scrisse il fedele racconto dei suoi pellegrinaggi a Santiago di Compostela, cronache che si rivelarono cruciali, in quanto offrì ai lettori una ricostruzione impeccabile del pellegrinaggio medievale, notevolmente più attendibile di tutte quelle in circolazione.
Come già accennato, tale paternità è stata ed è messa in discussione da alcuni storici per svariati motivi, ma è possibile in ogni caso ritenere fondamentale il ruolo, seppur controverso, di questo monaco, che, se anche non dovesse essere stato l’autore del Codex Calixtinus, ha certamente contribuito alla formazione e alla diffusione dell’opera.
L’esperienza diretta come mezzo per poter raccontare il Cammino di Santiago
I testi riportati nel Codex Calixtinus libro V, sono talmente dettagliati da poter considerare l’opera come la prima guida di cui si ha effettivamente prova. Vi sono racchiusi consigli sui paesi da raggiungere, i cibi da provare, i sentieri da seguire, curiosità sulle usanze locali, indicazioni sui monumenti da visitare o le persone da conoscere, avvertenze sui pericoli e consigli sui migliori alloggi in cui fermarsi per la notte.
Proviamo a leggere un piccolo stralcio tratto dal libro “Il Cammino del Mondo” di Pierre Barret e Jean-Noël Gurgand, in cui gli autori commentano e riportano alcune descrizioni fatte da Aymeric Picaud dei luoghi e delle usanze dei pellegrini:
Aymeric Picaud fa una relazione dettagliata degli itinerari, sequenze di nomi talvolta interrotte da qualche precisazione: qui troverete delle terme dalle “acque sempre calde”, là una città (Carrión) “industriosa e prospera, ricca di pane, vino carne e di ogni sorta di beni”. Allo stesso modo, segnala molto bene tanto le leggende (a Sahagun “c’è un prato dove, si dice, le lance luccicanti dei guerrieri vittoriosi, piantate là per glorificare Dio, un tempo si misero a verdeggiare”), quanto gli usi (a Triacastela “i pellegrini ricevono una pietra che portano con sé fino a Castañola per fare della calce che servirà a costruire la basilica apostolica”).
Nel secondo estratto dal libro di Barret-Gurgand, vengono invece riportate le esatte parole scritte da Aymeric Picaud, piuttosto contrariato per il trattamento riservato ai pellegrini da parte dei vari esattori in cui essi incappavano lungo il Cammino di Santiago:
“In questo paese [basco], ci sono cattivi esattori nei pressi dei porti di Cize, nel villaggio chiamato Ostabat, a Saint-Jean e a Saint-Michel-Pied-de-Port; in tutta franchezza, sono da mandare al diavolo. Infatti, si parano davanti ai pellegrini con due o tre bastoni per estorcere con la forza un ingiusto tributo, oppure, se qualche viaggiatore rifiuta di cedere alle loro richieste e di dare i denari, lo prendono a bastonate e gli portano via i soldi, insultandolo e perquisendolo fin dentro i calzoni. […] È questo il motivo per cui chiediamo insistentemente che questi esattori siano colpiti da scomunica, al pari del re d’Aragona e degli altri ricchi a cui essi rimettono il denaro di questi tributi […]”.
Aymeric Picaud e il Codex Calixtinus: un contributo alla storia del Cammino di Santiago

Nonostante le meticolose ricostruzioni storiche che nel tempo hanno ragionevolmente messo in dubbio la paternità dell’opera, riteniamo che ciò non abbia in alcun modo scalfito il “viaggio” che ogni pellegrino può compiere nella storia del Cammino di Santiago provando a leggere le pagine del Codex Calixtinus.
Non si può di certo negare che presumibilmente Aymeric Picaud e lo stesso Callisto II siano stati indicati come autori per meri calcoli politici e/o dispute di potere o territoriali, ma possiamo considerare questo come una prassi piuttosto usuale nelle opere di quel periodo, particolarmente in ambito ecclesiastico.
Tuttavia, indipendentemente da chi sia stato l’autore, quest’opera ci offre uno spaccato del tempo, una meticolosa ricostruzione di quanto potesse essere arduo e pericoloso compiere il pellegrinaggio a Santiago di Compostela, ponendoci di fronte alla constatazione di quanto fosse incrollabile la fede di coloro che lo compivano.
Un fulgido esempio di devozione genuina può essere identificato nella storia di Santa Bona di Pisa, che, in seguito ad una visione avuta in giovane età, consacrò la sua vita al servizio dei pellegrini, recandosi per nove volte a Santiago di Compostela e operando per tutta la vita al servizio di essi.
Possiamo infine aggiungere che l’importanza del Codex Calixtinus risiede principalmente nel carattere divulgativo che contraddistingue il Libro V, che, al di là dei doverosi approfondimenti e studi accademici, si rivela sempre più un’inestimabile testimonianza di uno dei percorsi che ha forgiato la coscienza europea: il Cammino di Santiago.
