Le leggende del Cammino Francese, i miti e gli eroi
Il Cammino di Santiago, come abbiamo visto ripercorrendone la storia millenaria, è stato teatro di avvenimenti importanti che hanno alimentato storie e leggende che si tramandano ancora oggi. A volte discernere la storia dalla leggenda non è semplicissimo, anche perché è plausibile che alcuni avvenimenti siano stati “romanzati” a fin di bene o per ragioni politiche.
Spesso la creazione di questi miti ebbe delle conseguenze piuttosto tangibili, come quando, nel contesto della Reconquista (un avvenimento importante nella storia del Cammino di Santiago), la scoperta delle spoglie di San Giacomo galvanizzò a tal punto i fedeli da far ottenere diverse vittorie agli eserciti cristiani a scapito degli Arabi.
Vediamo quindi quali sono le leggende del Cammino Francese e quali luoghi contribuiscono tutt’ora a creare quella misteriosa atmosfera di “magia” che è inevitabile percepire quando si percorre questo itinerario.
«Nel paesaggio trovi quello che c’è, quello che si vede, più qualcos’altro che appartiene solo alla tua immaginazione»
(Fabrizio Caramagna)
I paladini di Roncisvalle
Il paese di Roncisvalle (30 abitanti circa) si trova alla fine della prima tappa del Cammino Francese partendo da Saint- Jean- Pied-de- Port e, nonostante sia poco più che una minuscola località, è famosa in tutto il mondo poichè svariate storie e leggende ebbero luogo proprio qui.
Probabilmente la più famosa è quella legata a Rolando, Carlo Magno e all’epopea dei paladini narrata nella “Chanson de Roland”, opera fondamentale della letteratura medievale. Questo capolavoro letterario, secondo fonti accreditate, si diffuse rapidissimamente proprio perché fu composto e cantato nei luoghi di sosta dei pellegrini lungo il Cammino di Santiago.
Le fonti sono molteplici e non sempre concordi, ma una tra le più accreditate parla dell’arrivo di Carlo Magno in Spagna intorno all’anno 778, presumibilmente nell’ambito delle dispute territoriali in corso. L’accordo con uno dei contendenti arabi prevedeva che, in caso di vittoria, le porte della città di Saragozza sarebbero state spalancate per l’arrivo dell’imperatore.
La campagna inizialmente andò bene e furono conquistate piuttosto facilmente sia Pamplona che Barcellona, ma a Saragozza le porte rimasero serrate e quindi l’assedio fu inevitabile. Come sempre nella storia, i colpi di scena sono numerosi e assolutamente imprevedibili… Alcuni messaggeri fecero giungere a Carlo Magno la notizia che le popolazioni sassoni appena assoggettate si erano ribellate e quindi l’esercito fu costretto a tornare sui suoi passi e abbandonare la Spagna.
Come spesso accadeva in tutte le campagne di guerra che si rispettino, il bottino era stato ingente e quindi l’imperatore lo fece scortare dalla retroguardia dell’esercito formata da alcuni paladini e dalla guardia reale. Arrivati all’altezza di Roncisvalle (anche se i dubbi che sia accaduto effettivamente lì sono molti), dove vivevano delle popolazioni di origine basca, la retrovia cadde in un’imboscata e Rolando e gli altri paladini furono trucidati, con conseguente liberazione dei prigionieri e sottrazione del bottino.
Attualmente, il simbolo di questo luogo è il famoso il complesso costruito vicino al passo di Ibañeta, con la sua chiesa collegiale di Santa Maria, in stile gotico francese. All’interno è possibile ammirare una splendida statua di legno rivestito in metallo e pietre preziose della Madonna e una statua di San Giacomo.
Nella cappella di San Agustín si trova il sepolcro di re Sancio VII con le catene che facevano parte del bottino di guerra sottratto ai musulmani. Da non perdere l’emozionante messa con benedizione del pellegrino che viene celebrata alle 20.
Rolando e il gigante Ferragut
Una delle leggende del Cammino Francese più famose è quella che ci racconta la battaglia tra Rolando e il gigante Ferragut, evento che si svolse nei pressi della città di Nájera in Navarra. Ferragut era un gigante musulmano siriano, le cui principali caratteristiche erano la forza, il coraggio e l’invulnerabilità; si diceva che fosse addirittura un discendente della stirpe di Golia!
Carlo Magno, consapevole dell’esistenza di questo gigante, andò con le sue truppe a Nájera, e, una volta che gli eserciti si furono affrontati, il gigante sfidò qualsiasi uomo franco che avesse il coraggio di combattere contro di lui. Carlo Magno mandò alcuni dei suoi migliori campioni a duellare contro Ferragut, ma uno dopo l’altro furono sconfitti.
Rolando chiese allora a suo zio il permesso di combattere con il gigante e, una volta ottenuto l’assenso, iniziò l’epico combattimento contro il temuto avversario. Dopo una lunga giornata di lotta, durante i quali entrambi i concorrenti lottarono con sforzo immane, la battaglia non ebbe alcun esito. Addirittura i contendenti ruppero le spade, le lance e i loro cavalli morirono: l’ultima parte del combattimento si svolse con pietre e pugni!
Alla fine si decise di proporre una tregua e continuare la lotta il giorno successivo. Durante il giorno seguente il combattimento continuò senza interruzioni, ma sembrava che nessuno dei due contendenti fosse in grado di prevaricare sull’altro, così al crepuscolo decisero di riposare per recuperare le forze e si sedettero entrambi sul campo di battaglia.
Durante la pausa i due avversari iniziarono a parlare della fede di Rolando e della religione cristiana. In uno dei momenti della conversazione, Ferragut rivelò a Rolando il segreto della sua invulnerabilità svelando il suo unico punto debole: l’ombelico. Questo cameratismo, che in linea di principio a noi può apparire bizzarro, era abituale tra signori sia cristiani che musulmani.
Una volta terminata la pausa e tornati a combattere, Rolando sfruttò la rivelazione del segreto del gigante Ferragut riuscendo a conficcare la sua spada nell’ombelico del nemico e, quindi, ad ucciderlo. Grazie a questa “vittoria” e al coraggio infuso tra i suoi commilitoni con le sue gesta, la battaglia volse a favore di Rolando e delle truppe cristiane.
Questa leggenda, insieme al già citato poema della “Chanson de Roland” in cui è narrata la morte dell’eroe, circolò rapidamente lungo il Cammino di Santiago e i luoghi citati nell’opera furono molto visitati dai pellegrini franchi. Nel palazzo dei re di Navarra ad Estella, l’unico edificio in stile romanico che è rimasto in Navarra, esiste un capitello su cui è rappresentato il combattimento tra Rolando e il gigante Ferragut.
Il Ponte della Rabbia di Zubiri

Un’altra delle leggende del Cammino Francese è quella del Ponte Della Rabbia di Zubiri. Gli avvenimenti pare ebbero luogo intorno all’anno 1000 in questo piccolo paese, tra i primi che si incontrano sul Cammino Francese. Con l’intensificarsi del numero dei pellegrini, per tutto il Cammino si iniziarono a costruire ponti e a tracciare sentieri più sicuri per favorire un attraversamento agevole di corsi d’acqua e zone impervie.
Allora come oggi, Zubiri era attraversata dal fiume Arga e quindi tutti i paesani collaborarono alla costruzione del bellissimo ponte che lo attraversa. Come spesso accade, non andò tutto liscio e, a causa dei numerosi imprevisti, tutti iniziarono a pensare che sulla costruzione del ponte ci fosse un sortilegio!
In particolare, sembrava che le difficoltà fossero concentrate intorno al supporto centrale del ponte, il più importante per la stabilità della struttura, e agli scavi ad esso collegati. Durante la rimozione della roccia, con grande sorpresa degli abitanti, iniziò a diffondersi un dolce profumo nell’aria e venne portato alla luce un corpo sepolto.
Nel momento in cui venne adagiato delicatamente, tutti riconobbero immediatamente le fattezze di Santa Quiteria. Considerato che questa Santa era conosciuta come colei a cui rivolgersi per chiedere la protezione degli animali dalla rabbia, da quel momento in poi il pilastro centrale del ponte diventò famoso per il potere di impedire la comparsa o guarire la temuta malattia virale: sarebbe stato sufficiente far girare l’animale tre volte intorno al pilastro!
La fonte e le sagome dell’Alto del Perdón

Di solito le leggende del Cammino Francese sono legate al percorso religioso stesso e, naturalmente, a tutti i luoghi che attraversa, con il loro carico di storia e mito. Uno di questi è la Sierra del Perdón, un insieme di montagne situate in Navarra, a circa 10 km a sud di Pamplona, tra i fiumi Arga, Robo ed Elorza. Una famosa leggenda legata a questi luoghi è quella della Fuente Reniega, una piccola fonte che si trova un po’ più in basso della cima dell’Alto del Perdón.
Secondo quanto si tramanda, il diavolo apparve al posto di questa fontana sotto le spoglie di un bel giovane. Un pellegrino stanco e assetato che stava camminando lungo il percorso diretto a Puente la Reina, venne avvicinato da questo ragazzo, il quale gli offrì da bere un bicchiere d’acqua fresca. La condizione per poter bere era però di rinnegare Dio! Tuttavia, la fede del pellegrino era superiore al desiderio di bere e quindi rifiutò l’offerta.
Il diavolo non si arrese e, pur riconoscendo la fermezza del pellegrino nella sua fede in Dio, gli disse che per farsi dare l’agognata acqua sarebbe stato anche sufficiente che rinnegasse la Vergine Maria. Ma il giovane pellegrino rifiutò di nuovo. Il diavolo, senza demordere, propose questa volta un sorso d’acqua in cambio del ripudio da parte del pellegrino della santità dell’apostolo Santiago.
Anche questa volta il pellegrino respinse l’offerta e iniziò a pregare affinché Dio lo aiutasse. La leggenda narra infine che la granitica fede del pellegrino fece scomparire il Diavolo dietro una nuvola di zolfo!
Un’altra versione della leggenda narra che, al terzo rifiuto del pellegrino, il Diavolo scomparve e lo stesso Apostolo Santiago guidò il pellegrino verso una fonte di acqua dolce, dandogli da bere con la sua capasanta.
Il monumento al pellegrino
Altra caratteristica importante di questo luogo, che si trova a circa 740 metri di altezza, è rappresentata da un’opera d’arte molto particolare, collocata nel 1996. Questo famoso monumento realizzato in metallo (foto sopra), divenuto ormai uno dei simboli del Cammino di Santiago, è stato donato dall’Associazione degli amici di Navarra e rappresenta un gruppo di pellegrini in cammino.
Su una delle sagome è applicata una scritta che nessun pellegrino dimenticherà mai: “Donde se cruza el camino del viento con el de las estrellas” (Dove si incrocia il cammino del vento con quello delle stelle). Questo scritto poetico ricorda il vento che perennemente sferza il monte, noterai infatti la significativa presenza di pale eoliche tutt’intorno, e le stelle, parte integrante della storia del Cammino di Santiago e della leggenda sulla scoperta del sepolcro del Santo.
Il gallo e la gallina di Santo Domingo de la Calzada
Questa città prende il nome da San Domenico (infatti il nome significa letteralmente San Domenico della strada) che dedicò la sua vita a migliorare le condizioni di vita dei pellegrini medievali diretti a Santiago di Compostela, costruendo ospedali, strade e ponti. Il Santo è anche famoso per il cosiddetto “miracolo della gallina”, una delle più famose leggende del Cammino Francese.
Secondo il racconto, un giovane tedesco e la sua famiglia stavano viaggiando come pellegrini verso Santiago. Lungo la strada, si fermarono a Santo Domingo de la Calzada per la notte, dove il giovane respinse le avances della figlia del locandiere. Contrariata dal rifiuto, la giovane donna decise di vendicarsi nascondendo una coppa d’argento nella borsa del pellegrino, in modo che venisse accusato di furto e condannato a morte.
I genitori, non riuscendo a far liberare il figlio, si recarono a Santiago per pregare il Santo affinché intercedesse per la sua salvezza. Al loro ritorno da Santiago di Compostela passarono da Santo Domingo de la Calzada per salutarlo un’ultima volta e, pregando sulle spoglie del figlio, avvertirono la sua voce affermare di essere ancora vivo grazie all’intervento di San Domenico.
Stupefatti da un tale miracolo, i genitori andarono dall’autorità del luogo per farlo presente. Il delegato del re di stanza a Santo Domingo, essendo chiaramente scettico, rispose che il loro figlio era vivo come il gallo e la gallina arrosto che stava mangiando proprio in quel momento. Mentre pronunciava queste parole, i due animali da cortile si alzarono all’istante dal piatto, le loro piume bianche spuntarono nuovamente e iniziarono a cantare!
Da allora si dice: “Santo Domingo de la Calzada, dove la gallina cantava dopo essere stata arrostita”.
In seguito a quell’episodio, all’interno della cattedrale è stata collocata una gabbia con all’interno un gallo e una gallina vivi, donati dalle famiglie del paese; non dimenticare di passare a trovarli!
La Croce di Ferro

La Cruz de Hierro è una piccola croce che si trova nel punto più alto del Cammino Francese, a circa 1500 metri sul livello del mare, tra Foncebadón e Manjarín. È infissa su di un palo di legno alto circa cinque metri ed è una replica dell’originale conservata ad Astorga. Questa soluzione è stata adottata perchè purtroppo, nel corso del tempo, ha subito diverse traversie: qualcuno è addirittura arrivato a tagliare il palo di legno per sottrarla!
Alla base della croce, nel corso degli anni, si formò un alto cumulo di pietre perché, secondo la leggenda, pare che durante la costruzione della cattedrale di Santiago di Compostela ai pellegrini fu chiesto di contribuire portando il più alto numero possibile di pietre; alcune di queste furono però abbandonate per la troppa fatica nel punto più alto del Cammino.
Sull’origine della croce si sono avvicendate diverse teorie: potrebbe essere stata eretta per indicare la via, poiché le frequenti nevicate potevano nasconderla alla vista; oppure la sua origine può essere trovata in epoca romana, nei punti di riferimento che segnavano la separazione di due distretti territoriali. Per altri è un mucchio di ciottoli, chiamato Montes de Mercurio, che fin dall’era celtica fu eretto da camminatori nei punti strategici delle strade e poi cristianizzato con l’apposizione di croci.
In questo caso, pare che la croce fu collocata all’inizio dell’XI secolo da Gaucelmo, abate della vicina Foncebadón. Più tardi sarebbero stati gli agricoltori della Galizia che, camminando attraverso queste terre per recarsi nei campi, continuarono la tradizione depositando una pietra sul punto più alto del loro cammino. Nel tempo questa leggenda si è trasformata in una sorta di rito scaramantico.
Una delle tradizioni più seguite, vuole che il pellegrino lasci una pietra portata dal proprio luogo di origine per simboleggiare che il proprio fardello (che è plausibilmente il motivo per cui ha fatto il Cammino) è stato lasciato alle spalle. Per rispettare questa consuetudine, solitamente i pellegrini scelgono una pietra della propria terra e la ripongono nello zaino. Se lo farai, lungo il Cammino ti capiterà di vederla o toccarla e pensare a cosa effettivamente significhi, cosa rappresenti per te.
Magari le attribuirai un peso metaforico, la immaginerai come il simbolo di un fatto spiacevole che ti è accaduto. Dovrà essere del peso giusto, né troppo piccola né troppo grande. Quando la deporrai alla base della croce, rimarrà lì insieme a migliaia di altre e sarà come lasciarsi indietro qualcosa, come recidere un filo con un passato scomodo e ingombrante. Ti sentirai più leggero di spirito, pronto e ricaricato per la tua ambiziosa e magica destinazione: Santiago di Compostela!
O Cebreiro e la leggenda del contadino devoto

Non possiamo non parlare di “O Cebreiro”, uno dei luoghi più emblematici del Camino de Santiago, che si trova a oltre 1293 m di altitudine ed è stato uno dei punti che hanno fornito assistenza ai pellegrini sin dai tempi antichi. È una delle tappe più impegnative perché prevede un dislivello di circa 650 metri e proprio per questo motivo papa Callisto III nel 1454 concesse l’indulgenza a coloro che non erano stati in grado di arrivare a Santiago di Compostela.
A tale scopo venne eretta la Porta del Perdono a Villafranca del Bierzo (a circa 30 km da O Cebreiro). O Cebreiro è un luogo molto suggestivo particolarmente d’inverno, quando la neve fa sparire il Cammino e fa sì che il villaggio sia un tutt’uno con le colline che lo circondano. Numerosa documentazione storica riporta che il re Alfonso VI, nel 1072, affidò la direzione del monastero di quella località ai monaci francesi dell’Abbazia di San Giraldo d`Aurillac ed in seguito passò nelle mani dei benedettini.
Presso O Cebreiro, oltre alle “Pallozas” (abitazioni tipiche costruite in pietra e con il tetto di paglia di segale), spicca la semplice chiesetta in stile preromanico (foto sopra), residuo dell’antico monastero. L’8 settembre di ogni anno viene celebrato il famoso “Miracolo del Cebreiro“, suggestiva leggenda che dona un’atmosfera intensa e particolare a questo borgo di montagna; durante questa cerimonia vengono portate in processione le reliquie legate a questo mito.
Questa storia narra che in un giorno di forti nevicate e tempeste, un piccolo contadino del paese di Barxamayor si arrampicò con grande sacrificio e pericolo a causa del forte temporale, per recarsi alla chiesetta e assistere alla messa. Il monaco che doveva celebrarla lo fece con poca voglia e, oltre a disprezzare il sacrificio dell’unica persona presente, racconta che durante la celebrazione mormorò: “Cosa vorrà colui, con questa tempesta, fosse solo una questione di vedere un pezzo di pane e un po’ di vino!”.
Di colpo il pane e il vino sull’altare divennero carne e sangue e questi due simboli rimasero visibili a lungo, così che i pellegrini che fossero giunti successivamente potessero vedere e diffondere questo miracolo in tutta Europa. Gli anonimi protagonisti di questo miracolo, il devoto contadino e il celebrante di poca fede, sono sepolti vicini nella stessa Cappella dei Miracoli!
Portomarín e il suo trasloco
Nella provincia di Lugo troviamo questa affascinante città galiziana, Portomarín, posta accanto a uno dei ponti romani che attraversa il fiume Miño. Si tratta di una piccola città con non più di 1.500 abitanti che ogni anno viene visitata da migliaia di pellegrini che percorrono il Camino de Santiago. Il motivo per cui è così conosciuta è rappresentato dal fatto che venne spostata pezzo per pezzo su una collina sovrastante il fiume.
Questo “trasloco” avvenne negli anni ‘60 a causa della costruzione di una diga per la produzione di energia idroelettrica; quando il livello del fiume è particolarmente basso, è possibile vedere ancora oggi i resti della vecchia Portomarín e percorrere il ponte sul Miño che normalmente è sommerso e sovrastato dal nuovo.
Uno dei fatti più curiosi e sorprendenti di questo trasloco, è il trasferimento della chiesa di Portomarín, pietra per pietra da parte degli abitanti della città. Guardando da vicino i muri esterni della chiesa di San Juan, è ancora possibile in alcuni casi vedere la numerazione che venne iscritta per garantire la corretta ricostruzione.
Oggi è considerata una città giovane con circa 50 anni di storia ma che nasconde un passato ricco di storia, avvenimenti e leggende. La chiesa risale al XII-XIII secolo ed è in stile gotico, costruita dall’ordine dei cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Molto interessante l’opera all’interno in cui si vedono i 24 anziani dell’Apocalisse che circondano il Salvatore.
L’ombra del pellegrino a Santiago di Compostela

In Plaza de la Quintana (una delle piazze su cui si affaccia la Cattedrale di Santiago di Compostela), ogni sera, quando si accende l’illuminazione della piazza, l’ombra di un pellegrino viene proiettata sul muro della Cattedrale. E aspetta, immobile, notte dopo notte. Gli anziani di Santiago di Compostela affermano che appartiene a un sacerdote che intratteneva rapporti “amichevoli” con una suora del convento vicino.
Ogni notte i due si incontravano e lei giungeva in piazza attraversando un passaggio che univa la Cattedrale al convento tramite una scalinata vicino Plaza de la Quintana. In un giorno di primavera, l’innamorato raccolse tutto il suo coraggio e propose alla monaca di scappare insieme e vivere il loro amore lontano da tutto e tutti. Lei accettò e dopo qualche tempo decisero di fuggire insieme, accordandosi per incontrarsi al crepuscolo di una placida notte d’estate.
Arrivato il fatidico giorno, il sacerdote si vestì da pellegrino per non attirare l’attenzione e attese pazientemente l’arrivo della sua bella. Ma lei non si presentò all’appuntamento, qualcuno dice in un sussulto di timor di Dio. Qualcun altro racconta invece che i suoi sentimenti per il sacerdote vennero scoperti dalla madre superiora e fu di conseguenza allontanata, forse in un convento di clausura.
Il sacerdote non si rassegnò mai e ogni notte tornò nello stesso luogo nella speranza che lei arrivasse.
Da allora, e ancora oggi al calar della notte, lui aspetta con speranza l’arrivo del suo amore.
Come puoi vedere dalla foto, l’ombra del pellegrino è molto realistica ma non così nota, poichè è visibile solo nelle ore notturne e se si guarda da una specifica angolazione.
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