
Patrimonio dell’umanità UNESCO, dal Medioevo a oggi, il Cammino di Santiago è tra gli itinerari più battuti in Europa, nonché uno dei cammini spirituali più percorsi e apprezzati. Meta del cammino è la Cattedrale di Santiago di Compostela, finita di costruire nel 1750, edificio che custodisce le reliquie dell’Apostolo San Giacomo il Maggiore.
Come spesso viene detto, in un viaggio non è la meta ma la via stessa a essere protagonista e, infatti, questo cammino non è amato solo dai pellegrini religiosi, ma da chiunque voglia porsi una sfida o ritrovare sé stesso lungo gli 800 km circa che lo compongono.
Le motivazioni per le quali ogni pellegrino decide di partire sono estremamente varie e soggettive e, lungo la strada, sono infinite le storie e gli aneddoti che sono stati raccontati. Tutto ciò ha ispirato numerosi registi e scrittori, non stupisce quindi che esista una vasta filmografia e letteratura sul Cammino, considerata la mole di fatti ed esperienze vissute nel tempo su questi sentieri.
Tra i vari film sul cammino di Santiago possiamo trovare documentari – come Camino de Santiago: El Origen (2010) o Looking for infinity: El Camino – ma anche film narrativi, come Saint – Jacques… La Mecque (2005), lungometraggio di Coline Serreau che racconta il viaggio di tre litigiosi fratelli che devono loro malgrado condividere il Cammino per esaudire una delle ultime volontà della madre (ed ereditare la sua fortuna…).
Qui, però, vogliamo parlarti di quello che probabilmente è il più famoso lungometraggio ambientato su questa strada, The Way – Il cammino per Santiago (2010) e dei tre motivi per cui ogni pellegrino (e non solo) dovrebbe vederlo.
* immagine di copertina: Foto di Lee Kyung-joon, CC BY-SA 2.0 on Flickr.
I protagonisti: il film sul Cammino di Santiago con Martin Sheen

Partiamo dal primo motivo, semplice e piuttosto ovvio: questo è un film sul cammino di Santiago con Martin Sheen, un attore che riesce sempre a impreziosire con il suo talento le produzioni cinematografiche a cui partecipa.
La sua carriera è variegata e prolifera: da film come Apocalypse Now (1979) a Gandhi (1982) e Wall Street (1987), sino a pellicole d’intrattenimento come The Amazing Spiderman. Tra i suoi ultimi successi troviamo Selma – La strada per la libertà (2016) e la serie targata Netflix Grace and Frankie (2015-in corso). Le sue performance sono sempre brillanti e anche in The Way riesce a centrare l’obiettivo e a risultare credibile.
Martin Sheen interpreta il protagonista: Tom Avery. Tom è un padre americano che vive un rapporto difficile con il figlio, il quale un giorno deciderà d’intraprendere il Cammino di Santiago. Il viaggio di Daniel, però, non giungerà a termine e, nonostante una resistenza iniziale, sarà proprio suo padre a riprendere con lui la strada battuta dai pellegrini che conduce a Santiago di Compostela. Non sarà un percorso facile e in ogni caso non sarà di certo privo di sorprese: imprevisti, amicizie inaspettate, incontri “difficili” e tanto altro!
Benché la trama non sia particolarmente originale e magari necessiterebbe di maggiore profondità, viene comunque arricchita dalla presenza di attori di spicco e riprese mozzafiato. Il regista Emilio Estevez, infatti, colloca i protagonisti all’interno dei paesaggi attraverso cui si snoda il Cammino, mettendo in risalto da un lato la natura e dall’altro il rapporto, quasi perduto, tra essa e l’essere umano.
Il successo: tra curiosità e dettagli
Questo film nasce da una collaborazione tra produzioni americane e spagnole che, però, non sono riuscite a convincere del tutto la critica del settore. Infatti, The Way non ha ricevuto un’accoglienza particolarmente favorevole, confermando l’impressione iniziale sia per quanto riguarda gli incassi che in fase di conferimento di riconoscimenti nei vari festival cinematografici.
Il dietro le quinte
Se da un lato abbiamo una situazione non rosea per il film di Estevez, dall’altro la pellicola ha incontrato (e incontra) il favore del pubblico, che lo apprezza per la sua semplicità e linearità, confermate anche spulciando tra le recensioni sul web. Tutto ciò non è casuale, infatti scoprendo alcuni dietro le quinte si intuisce quanto la regia, sin dal principio, abbia improntato il girato quasi come fosse una produzione minore:
- La troupe era composta solo da circa cinquanta persone, un numero davvero ristretto rispetto alle produzioni cinematografiche standard.
- Le telecamere usate sono state solamente due.
- La storia è in parte ispirata a un reale viaggio compiuto dallo stesso Martin Sheen e dal figlio del regista Emilio Estevez, Taylor, lungo il Cammino di Santiago.
In quella stessa occasione, il diciannovenne Taylor Estevez ha conosciuto la sua futura sposa, con la quale si è costruito una vita in Spagna.
Come si può quindi dedurre (ecco il secondo motivo per vederlo!), il film riesce a trasmettere uno spaccato della vita lungo tutto l’itinerario, con tutto ciò che comporta: fatica, frustrazione, rinunce; ma anche altruismo, amicizia, emozioni e sentimenti. Ogni spettatore potrà immaginare di essere lungo quella via e, per chi ha già compiuto questa esperienza, rivivere alcuni frammenti della giornata tipo sul Cammino di Santiago.
L’unica eccezione sono le musiche, elemento al contrario ricche e di forte impatto, le quali riescono a sostenere le immagini e a veicolare i messaggi e le emozioni rappresentate in scena. Il compositore è niente meno che Tyler Lucas Bates, uno dei musicisti più famosi di Hollywood. La colonna sonora del film è davvero struggente ed evocativa: prova ad ascoltare su Youtube la traccia 19 “Santiago di Compostela” per calarti nella suggestiva atmosfera del film.
Durante la sua carriera, il musicista ha lavorato a film come 300 e i Guardiani della Galassia Vol. 2, due pellicole aventi un approccio piuttosto differente rispetto a The Way. Nonostante questo, Bates è riuscito a donare allo spettatore musiche in piena sintonia con l’atmosfera del film, mettendo in risalto i passaggi principali e le emozioni vissute dai protagonisti.
Un film sul Cammino di Santiago per parlare di un viaggio dentro di sé

Se quanto detto finora non fosse abbastanza convincente (!) proviamo a darti una terza e ultima ragione: il suo messaggio. Questo film sul Cammino di Santiago, infatti, non è semplicemente un’affascinante cartolina che ritrae i paesaggi attraverso la prospettiva dei protagonisti, né unicamente il resoconto dell’esperienza in Cammino di un pellegrino.
Il regista, che è anche sceneggiatore, punta la telecamera soprattutto sull’essere umano, scavando con l’obiettivo nel suo profondo. Vengono infatti analizzate le motivazioni che hanno spinto ognuno dei personaggi a intraprendere il Cammino, quei percorsi interiori attraverso i quali ciascuno cercherà di porre rimedio agli errori commessi.
È a tutti gli effetti un film che mira a descrivere un percorso di guarigione interiore, attribuendo forse al Cammino di Santiago virtù che in realtà si verificano solo talvolta. L’impressione è che venga presentato non solo come una possibile cura per un trauma specifico, ma come un medicinale in grado di migliorare e abbellire l’intera vita, cambiandone la prospettiva.
Tutto ciò non è necessariamente non veritiero, ma forse va oltre la reale portata del Cammino di Santiago, alzando l’asticella delle aspettative e favorendo l’impressione che percorrerlo porti necessariamente a un cambiamento radicale nella vita del pellegrino.
Tirando le somme: per chi è questo film sul Cammino di Santiago?
In questo articolo abbiamo cercato di stimolare la tua curiosità verso questo film evidenziandone alcuni degli aspetti principali (ponendo attenzione a non spoilerare però!), ma, infine, proveremo a rispondere alla domanda più ovvia: vale la pena vederlo? E chi dovrebbe farlo?
La pellicola risulta godibile per chiunque cerchi qualcosa di leggero ma non scontato, indipendentemente dal fatto che lo spettatore sia interessato o meno al Cammino di Santiago. Infatti, il film di Estevez riuscirà certamente a incuriosire tutti coloro che hanno sentito nominare questo celebre percorso e probabilmente potrebbe anche favorire la voglia di compierlo.
Non mancherà inoltre la possibilità, per i pellegrini che hanno già fatto il Cammino, di riconoscersi in alcuni dei personaggi del film e/o di immedesimarsi in taluni episodi che accadranno loro.
Infine possiamo affermare che The Way è un film semplice, senza pretese, capace però di far scaturire in modo delicato e carezzevole profonde riflessioni, consentendo allo spettatore di immergersi nella bellezza dei paesaggi e nelle avvolgenti emozioni di un pellegrinaggio millenario.
Potrai vedere in modo facile e gratuito il film Il Cammino di Santiago italiano, registrandoti sulla piattaforma Raiplay, oppure approfondire ulteriormente leggendo il volume che ha in parte ispirato la storia: “Off the Road: A Modern-Day Walk Down the Pilgrim’s Route into Spain” di Jack Hitt (1994).
